mercoledì 2 febbraio 2022

ELOGIO DELLA PACATEZZA

 

Guardando agli avvenimenti istituzionali di questi giorni mi sono domandato quale fosse il segreto di un uomo

che, superati gli ottanta anni, fosse considerato ancora così necessario e insostituibile per garantire la democrazia e la stabilità del nostro Paese. Al di là degli scontri politici, dei giochi di potere, degli intrighi di partito, questo anziano personaggio dall’aspetto mite, pacato, dignitoso e apparentemente timido e ritroso è stato l’unico ad essere stato considerato adeguato a ricoprire nuovamente un ruolo nel quale egli stesso deve essersi sentito più volte ingessato e intrappolato tanto da desiderare e pregare di esserne liberato definitivamente. La figura decorosa e per nulla combattiva o ingombrante, né tantomeno presenzialista o appariscente, mai verbalmente violenta, mai urlante, mai teatralmente impositiva di Sergio Mattarella, pochissimo ha a che fare con quella del politico navigato che è stato nel corso della storia repubblicana italiana. A guardare la sua vita, attraversata da tragedie immani come quella della morte violenta del fratello per mano della mafia, alla sua carriera giuridica fino alla scelta di entrare attivamente in politica dopo le esperienze giovanili ricoprendo incarichi di partito e istituzionali nella travagliata storia della repubblica (dalla prima, alla seconda, alla terza), la persona del nostro Presidente si palesa come un’entità aliena, avulsa da quei modi e quelle maniere che contraddistinguono la politica urlante, teatrale e teatrante alla quale siamo abituati e che caratterizza tutto l’arco costituzionale trasformandolo, purtroppo parecchie volte, più in un mercato rionale che nel tempio della “amministrazione della polis”. Già, perché la politica questo dovrebbe essere: la più nobile delle arti, quella di governare e gestire la vita pubblica, le norme e i principi che animano la società civile. La politica dovrebbe aiutare a trasformare la fragilità individuale in forza collettiva, riscattando gli errori del passato o offrendo un futuro diverso alla comunità di cui ci si occupa. E il politico che assume il suo incarico, e se lo fa con onore, dovrebbe sapere di accettare anche l’onere che impone di ponderare le parole e pesare i gesti, sapendo che essi divengono specchio dell’altro che non ha voce. La politica non urlata lascia lontano il cinismo, l’imposizione, l’annientamento dell’avversario e si pone al servizio del prossimo e quindi del Paese. Ecco, Sergio Mattarella ha mosso i suoi passi nella palude della partitocrazia riuscendo a levitare elegantemente al di sopra di essa grazie alla sua pacatezza, alla sua mitezza che non è debolezza ma forza infinita, alla sua capacità di ascolto, alla sua capacità di dialogo. In questo consiste la sua autorevolezza; perché la sua superiorità deriva dalla sua calma estrema che non ha bisogno di arroganza o aggressività, caratteristiche, queste ultime, degli uomini pieni di paura e non di coloro che hanno trovato la pace dell’anima nella fede in Dio, come amava sostenere il Mahatma Gandhi. Sergio Mattarella deve il suo successo come uomo e come entità politica alla sua tenacia nel coltivare alcune di quelle stesse qualità che Benjamin Franklin definì fondamentali per divenire personaggi grandi e affermati: la temperanza, il silenzio, l’ordine, il fermo proposito, la frugalità, l’operosità, la sincerità, l’equità, la moderazione, la calma e l’umiltà. Auguriamoci che la pacatezza, la mitezza e l’autorevolezza germoglino lì dove finora hanno trionfato volgarità e sguaiatezza.

Giacomo Di Maria


Il Blog consiglia:

PODCAST - Una testimonianza da Gaza: Intervista alla Dottoressa Elvira Del Giudice

Il podcast del Blog degli Studenti giovedì 16 novembre 2023 ha ospitato la Dottoressa Elvira Del Giudice. La Dottoressa ci ha fornito una te...

Top 5 della settimana