Lorenzo Parelli aveva 18 anni, come mia sorella. Il 21 gennaio si trovava a Lazacco (Udine), mentre svolgeva il suo ultimo stage per un’azienda locale, una putrella cede, cadendo addosso al ragazzo e terminando bruscamente la sua breve vita.
La morte di Lorenzo potrebbe essere colpa di un semplice errore del ragazzo, anche la morte di Giuseppe può essere attribuita alla poca attenzione del conducente, eppure la domanda sorge spontanea, perché quei ragazzi erano a lavorare? Perché, nonostante fossero iscritti ad una scuola, si trovavano a svolgere un compito dedicato a chi ha già completato il ciclo di istruzione e ora viene retribuito per il suo servizio? Perché, dopo secoli di battaglie, i ragazzi si ritrovano a compiere lavoro manuale al posto di educarsi e studiare? Migliaia di studenti, nelle ultime settimane, sono scesi in piazza per provare, utilizzando strumenti anche poco ortodossi, a ricevere una risposta dal governo, che però ha risposto solamente attraverso l’uso della forza da parte delle forze dell’ordine, che hanno avuto l’incarico di circondare e caricare centinaia di ragazzi che esprimevano il diritto alla manifestazione (c’è anche da dire che molte di queste manifestazioni non fossero autorizzate, ma non è una scusante per il comportamento della polizia). Senza dilungarmi troppo, per portare anche rispetto a questi due ragazzi senza strumentalizzare in alcun modo la loro morte, vorrei dire quindi, che nonostante un ragazzo possa imparare tanto da diverse offerte (come ad esempio servizi di volontariato), non dovrebbe ritrovarsi mai e poi mai a lavorare senza paga e, sopratutto, non dovrebbe perdere la propria vita per un’attività che lo sottrae allo studio e all’educazione.
Giuseppe Cirimele
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