Come schiacciare (una) Mosca
Nel clima bellicoso creatosi nelle ultime settimane a causa dell’attacco sferrato dal presidente Putin nei confronti dell’ Ucraina,
Tra le minacce, l’esclusione delle banche russe dal sistema SWIFT, che garantisce ad oltre 11.000 banche una connessione sicura tra loro ai fini del trasferimento dei capitali per migliaia di miliardi di dollari. Le banche russe che fanno parte del sistema sono oltre il 50%, di cui 7 sono già state escluse: Vtb Bank, la Bank Rossiya, Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Sovcombank e Veb.rf. La rimozione degli istituti di credito russi è dovuta non tanto dalle decisioni dei dirigenti di Swift, il cui portavoce ha ribadito che gli interessi dell’azienda riguardano soltanto i benefici dei suoi clienti a prescindere da qualsiasi posizione politica e che pertanto non hanno appoggiato né impedito alcun tipo di azione nei confronti delle filiali russe, quanto all’ingerenza delle banche centrali del G10, in cui è inclusa la Bce, nelle questioni riguardanti il suddetto sistema telecomunicazioni in quanto supervisore. Una totale esclusione della Russia da Swift deve essere ben calcolata, perché comporterebbe ad una repentina interruzione dei rifornimenti di energia, come affermato dai politici russi, di cui l’UE è “ghiotta”: il 45% del gas, il 25% del petrolio e il 45% del carbone sono importati nell’Unione Europea dalla Russia.
Tuttavia, Sberbank, uno dei colossi del settore bancario russo, non è stata inclusa nella lista delle banche da escludere. Perché? Semplice: la filiale europea ha dichiarato bancarotta. La Bce ne ha ordinato la chiusura sostenendo che fosse in procinto di fallire, sia a causa delle sanzioni occidentali, sia a causa della corsa agli sportelli innescata dallo scoppio della guerra. Sberbank Europe AG era posseduta al 100% dal braccio russo, il quale non ha potuto intervenire con delle iniezioni di capitale in quanto Putin ha vietato alle istituzioni bancarie di inviare soldi ai paesi che hanno imposto sanzioni. La sede austriaca seguirà le procedure di insolvenza locali con un tetto massimo di 100.000 per ogni investitore, l’HPB entrerà in possesso degli assets croati legati a Sberbank, mentre la NLB farà lo stesso in Slovenia.
Tra le altre sanzioni imposte alla Russia: il congelamento dei beni della Banca Centrale Russa in occidente per 630 miliardi, gli Stati Uniti, l’UE e il Regno Unito hanno impedito a persone e imprese di trattare con essa. Il divieto di vendere aerei e attrezzature di volo alla Russia da parte dei territori UE, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e l’UE hanno chiuso le tratte aeree con la Russia. Esclusione delle banche russe dal mercato britannico, sanzioni agli oligarchi vicini a Putin da parte degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, task force transatlantica di UE, Gb e USA per bloccare i beni degli organismi sanzionati, esclusione di 3 banche bielorusse da SWIFT, 160 funzionari e oligarchi sanzionati dall’UE, congelamento dei beni di Putin nei 4 Stati precitati. Inoltre, USA e Gb hanno vietato le importazioni di gas e petrolio dalla Russia. Pechino fa un passo indietro, Xi Jinping ritiene che le sanzioni alla Russia siano una minaccia alla stabilità della finanza globale.
E la Russia? Il Cremlino risponde stilando una lista dei Paesi ostili, nei quali include tutti i paesi UE (Italia inclusa), persino San Marino, la Svizzera e molti altri. Nei confronti di questi Paesi ha vietato le operazioni di import/export, il che si tradurrà nella triste scomparsa del Made in Italy sulle tavole russe.
Clima di default?
Ebbene, sì. L’agenzia americana Fitch ha declassato il rating da B a C, classificandolo come un Paese a rischio di default e definendo i bond russi (titoli di Stato) “spazzatura”, S&P lo ha scalato a CCC- “vulnerabile”. La Russia ha un debito che non sarà capace di pagare, in parte a causa del congelamento dei 630 miliardi in riserve all’estero di cui parlavamo prima. Si parla di un debito di circa 49 miliardi di dollari in titoli di Stato e di circa 200 miliardi di dollari in obbligazioni delle società russe, ma c’è chi parla di cifre maggiori, per un totale che si aggira intorno ai 500 o 600 miliardi di dollari tra debiti di Stato e societari.
Il 16 marzo scade la cedola per il pagamento di 117 milioni dollari, che tuttavia può essere posticipato di 30 giorni duranti i quali la Russia non sarà considerata insolvente. Prosegue una cedola da 360 milioni per il 31 marzo e un’altra da 2 miliardi per il 4 aprile.
Un altro indicatore per misurare la gravità della situazione russa è quello dei CDS (Credit Default Swap) ovvero delle assicurazioni sulle obbligazioni per proteggere i creditori nel caso di insolvenza. Una settimana fa per una copertura di 10 milioni di dollari sul debito russo per cinque anni bastavano 4 milioni di dollari e 100 mila dollari all’anno. Ad oggi costano 5,8 milioni di dollari, il che indica l’80% di possibilità di insolvenza, secondo i dati di Ice Data Services.
Che dire, la situazione non è delle più rosee, ognuno ha le sue teorie in merito alla strategia di Putin. Certo è che l’economia russa ha subito un grosso colpo, le sanzioni applicate delineano una guida perfetta per catturare e schiacciare (una) Mosca.
Samuele Oliveti
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