domenica 17 aprile 2022

2022 PASQUA DI GUERRA

 


2020 Pasqua in lockdown.

2021 Pasqua con restrizioni

2022 Pasqua di guerra.

Dopo due anni di restrizioni dovute alla pandemia da Covid 19, iniziavamo ad abituarci all’idea di ritornare ad una pseudo-normalità. Iniziavamo a vedere finalmente

la luce in fondo al tunnel. Riaffiorava in noi la speranza di poter vivere serenamente con i nostri cari, insieme, di nuovo, come una volta. Perché questi due anni sono stati lunghi, lunghissimi, pesanti come macigni.  I piccoli gesti, che tanto ci sono mancati, erano lì a portata di mano, potevamo riuscire quasi a toccarli, come uomini erranti nel deserto, accecati dal miraggio dell’acqua. E invece no. La gioia risulta ancora una volta effimera, quasi irreale per tanto è velata dalla tristezza per quello che sta accadendo in Ucraina. 

In classe è arrivata da poco una ragazza, nostra coetanea, che è scappata da quelle atrocità. Ogni volta che la guardo mi vergogno. Mi vergogno di essere fortunato. Di non aver dovuto vivere e di non stare vivendo e provando quello che ha vissuto e che prova lei. Il suo sorriso malinconico, il suo cercare febbrilmente le notizie sul cellulare, mi rattristano profondamente. Non so se, al suo posto, avrei saputo reagire come sta facendo lei, con forza, coraggio e con una serenità apparente tutta sua.

Per questo mi hanno molto colpito le parole di Papa Francesco in occasione del messaggio Urbi et Orbi per la benedizione pasquale.

In genere, devo essere sincero, non mi soffermo su queste cose, distratto dal presente e dal mio piccolo mondo. Ma quest’anno è diverso. 

“Troppo sangue abbiamo visto, troppa violenza. Anche i nostri cuori si sono riempiti di paura e di angoscia, mentre tanti nostri fratelli e sorelle si sono dovuti chiudere dentro per difendersi dalle bombe. Facciamo fatica a credere che Gesù sia veramente risorto, che abbia veramente vinto la morte”. 

Una frase questa che ha lasciato il segno. 

Nel giorno in cui Gesù risorge e vince la morte, altre persone, in Ucraina lasciano questa terra, per sempre, in modo violento. Eppure, noi festeggiamo la Pasqua con i nostri cari, al sicuro, nel conforto delle nostre case. 

Sono passati più di 50 giorni dall’invasione russa e forse, è brutto dirlo, è come se ci stessimo abituando alla guerra, perché sta diventando una consuetudine vedere giornalmente in TV le immagini di sofferenza, dolore, disperazione. Quasi come se la cosa ci riguardasse marginalmente. 

Ma le parole del pontefice mi hanno riportato alla realtà: “Per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: ‘Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?’” ha detto citando il Manifesto Russell-Einstein del 1955. 

Speriamo che le sue parole non cadano nel vuoto, che possano risvegliare gli animi di ognuno di noi e che servano a difendere la dignità umana degli ucraini oggi e di tutti domani. 

Filippo Maria Giovannini


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