venerdì 15 aprile 2022

La scomparsa di Emanuela Orlandi - parte prima


Ci troviamo a Roma, all’interno delle mura Vaticane, è la sera del 22 giugno 1983, anche per casa Orlandi, una famiglia di ben cinque figli. Intorno alle 18:50

arriva una chiamata, è Emanuela, la penultima della famiglia, risponde Federica, sua sorella più grande; in quel momento Emanuela si trovava in piazza Sant’Apollinare, era uscita dieci minuti prima dalla scuola di musica che frequentava, chiamava per avvertire che avrebbe fatto tardi a casa poiché l’autobus non passava, inoltre voleva informare la sorella di una proposta che le era stata fatta: un uomo l’avrebbe fermata per offrirle un lavoro di volantinaggio per conto dell’Avon, un’azienda di prodotti cosmetici, durante una sfilata delle Sorelle Fontana, di lì a poco l’uomo avrebbe incontrato di nuovo Emanuela per venire a sapere dell’eventuale disponibilità della ragazza. Federica, ricoprendo il ruolo di sorella maggiore, sconsiglia ad Emanuela di dare retta a quell’individuo e le intima di rientrare a casa il più presto possibile per poterne discutere con la madre, sfortunatamente, però, Emanuela non fece più ritorno. 

Visto il mancato rientro della ragazza, il padre Ercole e il fratello Pietro iniziarono subito a ricercare la familiare, la denuncia della scomparsa venne però formalizzata solo durante la mattina seguente del 23 giugno, seguì quindi la segnalazione della scomparsa nelle edizioni del 24 giugno di diversi giornali romani. 

Il 25 giugno arrivò a casa Orlandi la chiamata da parte di un ragazzo che diceva di chiamarsi Pierluigi. Pierluigi affermava di aver incontrato una ragazza a Campo de’ Fiori di nome Barbara che vendeva cosmetici e portava con sé un flauto. Il giorno seguente Pierluigi fece un’ulteriore chiamata, alla quale rispose lo zio di Emanuela Mario che, dopo aver ricevuto informazioni personali sul conto di Pierluigi, chiese al giovane di incontrarsi di persona nell’abitazione in Vaticano,  alla richiesta il ragazzo si dimostrò sorpreso chiedendo allo zio se fosse un prete.

Nei giorni successivi, venne appurato che l’ultimo avvistamento di Emanuela fu da parte di un vigile urbano  che l’avrebbe vista accompagnata da un uomo sulla quarantina alla guida di una BMW Touring verde, probabilmente lo stesso che avrebbe avvicinato Emanuela in un primo momento. Seguirono ricerche da parte del SISDE, i servizi segreti, sull’auto in possesso dell’uomo, che sembravano avvicinare l’uomo alla guida a giri di prostituzione all’interno della capitale, alla fine però si giunse ad un vicolo cieco, che non sarebbe stato cambiato prima dell’arrivo di ulteriori telefonate. [continua...]

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