Ricordo di un uomo

 

Avrebbe compiuto 83 anni proprio oggi Giovanni Falcone, invece è morto il 23 maggio 1992,

a 53 anni, in quella che viene ricordata come “la strage di Capaci”.

Pensandoci bene le due date sono così ravvicinate, non le separa neanche una settimana, ma solo cinque brevissimi giorni, quasi ci fosse un sottile legame tra il prima e il dopo, tra la vita e la morte.

Cinque giorni prima il magistrato aveva probabilmente festeggiato con la sua famiglia il suo compleanno, tra risate, scherzi e regali. Attimi di spensieratezza nel caos del suo lavoro.

Cinque giorni dopo Giovanni Falcone non c’era più e con lui neanche la moglie Francesca e i tre uomini della scorta: Montinaro, Dicillo e Schifani.

Le risate di gioia, l’allegria dei cinque giorni precedenti, avevano lasciato il posto alla disperazione, all’incredulità, alla morte.

Cinquecento chili di tritolo avevano spazzato via, polverizzato, annientato in un attimo le vite di cinque persone.

Persone appunto, è quello che mi preme sottolineare, non solo un magistrato, tre poliziotti, ma quattro uomini e una donna che erano insieme figli e padri.

Per questo è doveroso per me ricordare i sopravvissuti: Giovanni e Tina, i figli di Montinaro che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente quattro e un anno e mezzo e la madre Tina Alba, che avrebbe dovuto sposare Dicillo due mesi dopo, Emanuele, figlio di Schifani, che aveva soli quattro mesi e sua madre Rosaria.

Sopravvissuti, che nei trenta anni successivi alla strage non hanno più potuto festeggiare compleanni, non hanno potuto più ridere e piangere insieme ai loro cari. E tutto per colpa di altri.

Il mio ricordo, oggi, nel giorno del suo compleanno, è per il giudice Falcone, che tanto ha dato nella lotta contro Cosa Nostra, ma vuole essere il ricordo non tanto del magistrato, quanto dell’uomo, di un uomo che, pur essendosi sposato due volte non ha mai avuto figli, e volutamente e la spiegazione sta nelle sue parole “non voglio metter al mondo orfani”.

Una premonizione la sua?

Sicuramente una certezza.

Filippo Maria Giovannini