domenica 2 ottobre 2022

La transizione energetica


Grafica di Giulia Yu 

La Terra si sta surriscaldando. Secondo i dati della NASA, nel 2020 la temperatura media è stata superiore di 1,02 gradi rispetto a quella tra il 1950 e il 1980. Il riscaldamento globale, oltre a causare la fusione dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare, innesca altri cambiamenti climatici come

la desertificazione e l’aumento di fenomeni estremi fra cui uragani, inondazioni e incendi. Lo stravolgimento del clima rischia di provocare danni incalcolabili. 

La comunità scientifica attribuisce la causa alle emissioni di gas e al conseguente effetto serra nell’atmosfera, in particolare a partire dall’epoca della Rivoluzione Industriale; il principale fra questi gas è l'anidride carbonica. 

L’unico modo per fare un’inversione di rotta è la cosiddetta transizione energetica, ovvero il passaggio da una produzione energetica centrata sui combustibili fossili ad una che preveda basse o zero emissioni di carbonio, basandosi sulle fonti rinnovabili.

Vi è l’urgenza di proteggere il Pianeta dalla più grande minaccia che abbia dovuto affrontare fino a oggi, e di farlo nella maniera più veloce possibile. Questa spinta ha accelerato i cambiamenti nel settore energetico: in un decennio (2010-2019) i costi delle tecnologie rinnovabili sono diminuiti dell'80% nel caso del solare fotovoltaico e del 60% nell'eolico.

La transizione energetica, però, non si limita alla chiusura progressiva delle centrali a carbone e allo sviluppo di energie pulite: è un cambiamento all’interno dell’intero sistema. 

Tutto questo si risolve in un vantaggio non solo per il clima ma anche per l’economia e la società. 

Lo sviluppo delle energie rinnovabili rappresenta il cuore della transizione energetica. Negli ultimi anni il fotovoltaico e l’eolico si sono aggiunti a tecnologie già propriamente sviluppate come l’idroelettrico e il geotermico, fondamentali per un cambiamento rilevante. Dobbiamo mettere in atto un vero e proprio cambio di rotta centrato sulla decarbonizzazione, cioè l’abbandono progressivo delle fonti fossili e, quindi, la dismissione delle centrali a carbone. Alla transizione potrebbe presto contribuire anche lo sviluppo di settori nuovi, come l’energia marina e l’idrogeno green. Anche il processo di elettrificazione dei consumi e la digitalizzazione dei processi industriali e delle reti contribuiscono a migliorare l’efficienza energetica e a completare il processo di transizione energetica. 

Di tempo ne è rimasto poco: secondo il Climate Clock di New York da oggi abbiamo sei anni e 293 giorni per limitare i danni. 

Bisogna agire ora.

Francesca Argirò 

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