Secondo i norreni tutto era il Ginnungagap, un regno dominato dal caos, oscuro e senza forma, dominato da potenti e indomabili energie che si agitano in una primordiale
voragine dei tempi. Citando l’Edda, la nostra maggiore fonte di informazioni sulla mitologia norrena,“all’inizio dei tempi non c’era la terra, né in alto si scorgeva il cielo, con c’erano il mare e le spiagge, non v’erano piante, né erba, né altre creature. Dovunque si distendeva il Ginnungagap.”
Dopo da due regioni del caos iniziarono a sgorgare fiumi di acqua e lava che incontrandosi ricoprirono il regno del caos di particelle di gelo fuso cariche di vita. Da questo incontro di opposti nacquero per caso il gigante primordiale Ymir e la mucca Adhumula, sua nutrice.
Secondo i greci all’inizio dei tempi esisteva solo lo spazio cosmogonico vuoto e privo di vita, anche in questo caso dominato dal caos, privo di forma, al di là del tempo e dello spazio. All’improvviso dal caos apparve, per pura fortuità, Gea madre terra e principio della creazione e della vita stessa.
Secondo la mitologia egizia, il mondo all’inizio era dominato da un vasto oceano di caos, il Nun, che tuttavia a differenza delle altre mitologie non generò il primo Dio, Atum, che invece sempre fu e sempre sarà. In Atum troviamo un altro concetto, più vicino a quello cristiano, la preesistenza di un essere che si autocrea. Il nome stesso di Atum vuol dire il tutto ed il niente, il “non ancora” e il “non più”. Atum è quindi un dio dell’unità preesistenze che una volta assunta una forma fisica sorgerà dal Nun assumendo l’identità di Ra, dio del sole.
Secondo la mitologia ebraica, l’intera creazione non è una realtà unica ed imprescindibile, che deve esistere, bensì un’opera volontaria, non necessaria. Citando i primi versetti della Genesi:
“In principio dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava."
È interessante notare come non ci sia, per quanto concerne la fede cristiana, neanche posti la domanda di un’origine di Dio, in quanto è visto come concetto primo e senza origine, sempiterno.
Insomma lo schema si ripete: la creazione dell’universo come lo conosciamo si dirama in due rami principali, uno in cui tutto è nato dal nulla ed uno in cui dietro v’è una mente pensante. Entrambi i casi hanno un grande impatto su di noi e sul nostro scopo. Tutti ci siamo chiesti almeno una volta il perché, di noi come creature e del nostro universo. Tutte queste diverse equazioni per arrivare alla creazione dell’universo hanno un fattore in comune, che è anche la ragione delle equazioni stesse: noi siamo creature di un autore supremo. La nostra nascita può essere o volontaria, come nel caso di Odino e del Dio cristiano, o involontaria come nel caso del dio Ra, che contento per la sopravvivenza dei figli ha pianto lacrime infuse di vita, da cui siamo stati generati. In ogni caso l’uomo nel corso della storia ha sempre creato storie in cui la sua nascita è l’emblema dell’amore di un padre che ci vuole custodi del creato.
La scienza ci dona purtroppo una verità solitaria, più oscura e senza significato. Ci descrive un inizio dei tempi dominato dal caos, in cui un semplice e casuale incontro, come quello dei due fiumi nella mitologia norrena, ha dato inizio al nostro mondo come lo conosciamo. La differenza è che dal caos successivo a tale incontro nessun Dio è nato, nessuna creatura primordiale ha dato moto alle stelle ed ha innescato la vita in noi. Tutto deriva da sola, e semplice, casualità. Questo tuttavia è per me un sollievo, in quanto non siamo incatenati ad un’esistenza come creazione, come opera di qualcuno. Esattamente come un bambino senza madre, un frutto senza albero, possiamo essere noi i creatori, noi gli ordinatori del caos. Siamo liberi.
Giuseppe Scardaccione
Nessun commento:
Posta un commento