martedì 6 dicembre 2022

Fotografia e realismo



«Il gusto della foto spontanea naturale colta dal vivo uccide la spontaneità, allontana il presente. […] Credere più vera l’istantanea che il ritratto in posa è un pregiudizio.»

“Gli amori difficili”, Italo Calvino, “Avventura di un fotografo”

“Fotografia e realismo”, queste due parole che paradossalmente si fondano su un unico concetto, creano il dualismo

che segna la nostra epoca. Questo si spiega benissimo tramite gli esempi di oggi, di come la gente pubblica fotografie filtrate sui social, rilasciando una “falsa realtà”. Questo ossimoro, ma soprattutto questa dialettica che sta dietro ai propositi dei social, è dato dall’atmosfera estetica che travolge i giorni nostri.

D’altra parte, noi viviamo di immagini. Diversamente da come l'architetto della Risiera di San Saba scelse di coprire le Foibe in ricordo simbolico, noi giovani d’oggi abbiamo bisogno di fotografie che possano riempire le nostre memorie dal momento che non riusciamo a cogliere quei ricordi vaghi e distanti delle Nostre vite.

Ricordo ancora quando mi commossi entrando alla monumentale esposizione AMAZONIA di SALGADO, al museo MAXXI di Roma.

Non c’era cosa più coinvolgente e impressionante che il vedere la potenza stessa della Natura che si declinava nell’unicità tra il Soggetto e l’Oggetto stesso della presentazione, dopo sette anni di lavoro da parte del fotografo. Ciononostante, il sublime incomparabile di quella regione, purtroppo, porta l’attenzione sull’urgenza di proteggerla. Alcuni scatti del fotografo che testimoniano la deforestazione e gli incendi, ci trasmettono un senso di malinconia, soprattutto quando siamo in contatto con quello che abbiamo di più bello, che percepiamo, e di poter perdere tanta ricchezza.

Personalmente ritengo che come Giovanni Verga scelse di scrivere nero su bianco la realtà sociale della sua epoca eclissandosi, anche i “click” dei fotografi che ci hanno riportato la loro lente con il bianco ed il nero, vogliano trasmettere con la loro consapevolezza, una realtà.

In questo si spiega il tratto distintivo dello stile di Salgado, ovvero, l’uso essenziale del bianco ed il nero, costringe lo spettatore a concentrarsi sul soggetto. Per un fotografo, la fotografia è un linguaggio formato dalla luce, lo spazio ed il tempo.

Con la realizzazione di immagini che mostrano scene di guerre, di genocidi, di persecuzioni, di sfruttamento dei lavoratori e della Terra, di povertà e decadimento, il fotografo brasiliano vuole restituire la dignità e una voce ai migranti, agli schiavi, alle vittime ed agli ultimi perché ogni vita è preziosa e merita di essere vissuta.

Elena Ruan

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