giovedì 20 aprile 2023

Blog&Scuola: Conoscersi annulla ogni distanza



“Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male,

l’ignoranza.” 

Socrate


Il museo della shoah di Roma la scorsa settimana ha ospitato la scuola media del San Giuseppe De Merode così da far conoscere ai ragazzi le tradizioni di una delle culture più perseguitate della storia.

L’aria che si respira oggi nel quartiere ebraico di Roma è di certo molto diversa da quella che si respirava nel 1943 . L’ex ghetto è travolto dal sole. Le case austere diventano enormi libri pronti a raccontare le vicende mosse da paura, amore, vita e morte di persone, che ancora oggi sono legate indissolubilmente dalla condivisione di un’enorme dolore, unione che si sente vivida come i profumi dei tanti ristoranti tra i vicoli del ghetto che cucinano i carciofi alla Giudia, oppure dalle persone che davanti alle proprie case, si propendono a raccontare a chi si ferma per guardare, le storie dei nomi incisi sulle varie pietre d’inciampo, come, ad esempio, quella di Costanza Sonnino, una madre che è stata deportata ad Auschwitz e la quale portava in grembo un bimbo, che ancora prima di nascere fu destinato a morire.

“La conoscenza è alla base di tutto”; questo è ciò che insegnanti e guide hanno cercato di trasmettere ai bambini avvicinandoli alle tradizioni di una cultura a loro sconosciuta.

Partendo dal messaggio del ricordo cercando poi di sviluppare un principio importante, ovvero quello della conoscenza reciproca. Ciò su cui lavorano al museo è proprio l’attualizzazione della storia, storia intrisa da un dolore il quale percorre il tempo fino ad oggi e che non può morire, che non deve morire.

Attualmente però, si può raccontare solo una parte della verità di questo evento di buio e tortura, poiché ciò che manca per completarne il quadro è l’insieme delle emozioni che ogni uomo ha provato quando è stato privato della felicità, della salute, dell’amore e che poi è stato ucciso senza pietà.

Tutte le forme di intolleranza nei confronti delle minoranze è data dalla mancanza di conoscenza. L’ignoranza ci rende distanti, e così dovremmo cercare di capirci l’un l’altro ed accettarci, ricordando che empatia e rispetto sono le sole forme capaci di unirci. Chi conosce diventa umile poiché vede bellezze che non gli appartengono, chi ignora è superbo, poiché conosce solo le proprie virtù.

Insegniamo ai ragazzi di non fare del mondo un luogo superbo, perché vivere nell’ignoranza dell’altro equivale a privarsi della vera essenza delle cose. Raccontiamogli le conseguenze dell’odio, così che possano sperimentare quelle dell’amore.


Domitilla Ianni Neroni

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