sabato 20 maggio 2023

Recensione: L’OMBRA DEL VENTO

 


L’ombra del vento è forse il romanzo più celebre dello scrittore spagnolo

Zafon, scomparso prematuramente nel 2020. Sicuramente molti lettori del blog già lo conoscono, ma è uno dei libri a me cari e spero di suscitare la curiosità di qualcuno e spingerlo a leggerlo.

E’l’estate del 1945 e in una calda Barcellona, un bambino di nome Daniel Sempere si sveglia gridando. Non ricorda più il volto della madre, morta l’anno precedente. Il padre, proprietario di una libreria, per consolarlo, lo porta in un posto segreto: il Cimitero dei libri dimenticati. È un luogo dove arrivano tutti i libri che nessuno vuole o per salvarli dalla distruzione e per questo il libraio fa promettere al figlio di non rivelare a nessuno l’esistenza di quel posto. All’interno della biblioteca Daniel può scegliere un libro, per adottarlo e custodirlo tutta la vita. Il ragazzo viene attratto da un volume fuori posto, si intitola: “L’Ombra del vento” di Julian Carax.

Da quel momento la vita del bambino di 10 anni sarà indissolubilmente legata a quella dello scrittore sconosciuto. Daniel, affascinato dalla trama e dal modo di scrivere di Carax, si mette alla ricerca di altre sue opere, ma nessuno conosce l’autore, e le poche opere in circolazione sono state distrutte da un misterioso individuo senza volto che si scoprirà essere lo stesso Julian.

Durante la sua ricerca Daniel incontra persone, fa esperienze, che, nel bene e nel male, lo aiutano a crescere. Scopre che Julian è figlio di un cappellaio e di una musicista francese, Sophie, ed ha studiato nel prestigioso collegio San Miguel, frequentato solo dalla nobiltà di Barcellona, grazie all’intercessione di Don Ricardo Alaya, un ricchissimo banchiere dell’epoca.

Proprio in collegio, Julian aveva stretto amicizia con altri quattro ragazzi: Miquel, anche lui appartenente alla nobiltà spagnola, Jorge, il figlio di Alaya, il suo benefattore, Fernando, figlio del cuoco, e Fumero. Julian si innamora a prima vista di Penelope, sorella di Jorge e inizia la sua tragedia. Scoperta la relazione, don Ricardo Alaya, rinchiude la figlia in casa perché non scappi con Julian, ma la ragazza è incinta e muore di parto qualche mese dopo. Don Ricardo nasconde in realtà un terribile segreto: Penelope e Julian sono fratelli, ma i due ragazzi non lo sapranno mai. La famiglia Alaya da quel momento cade in rovina, perde il suo patrimonio ed è costretta a fuggire il Argentina. Di Julian si perdono le tracce. Solo una persona non smetterà mai di cercarlo: Fumero, uno dei vecchi amici del collegio, anche lui innamorato di Penelope, ritiene Julian responsabile della morte della ragazza.

A questo punto la vita di Daniel, ormai diventato maggiorenne, e quella di Julian si mescolano. Daniel, come Julian, si innamora di Beatriz, la sorella del suo migliore amico. Anche Beatriz rimane incinta, ma scappa e si rifugia nella vecchia casa di Penolope, ancora vuota poichè ritenuta infestata dai fantasmi. Qui viene salvata da Julian, che lì vive come un fuggiasco. Fumero, ormai da tempo sulle tracce di Julian, segue Daniel, che involontariamente, lo porta dal suo nemico.

La fine sta a voi scoprirla…..

L’ombra del vento è una storia nella storia, perché, la vita di Daniel, si intreccia con quella di Julian, l’uno ha bisogno dell’altro, per vivere, per andare avanti. È “una storia di gente sola” in cui non esistono fantasmi, poiché “gli unici fantasmi sono quelli dell’assenza e della perdita”. Proprio per questo il libro diventa il rifugio di Daniel, un rifugio accogliente quanto misterioso, tanto che alla fine il ragazzo confonde la vita di Julian con la sua. Ma tutto ciò ha uno scopo: “se riuscirà a riscattare dall’oblio Julian Carax potrà ricordare il volto di sua madre”. Julian “viveva nel passato prigioniero dei suoi ricordi. Ma viveva anche nelle pagine dei suoi romanzi. La sua anima era nelle storie che aveva raccontato”.

Ma anche Julian ha bisogno di Daniel; grazie a lui, al riscatto della sua storia d’amore con Beatriz, riesce a risorgere, a superare i suoi fantasmi, a ritrovare il ragazzo che era stato.

Questo romanzo è soprattutto il libro del destino, il fato infatti regna sovrano e i libri sono protagonisti indiscussi, trattati da Zafon come persone: “Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza”.

Prendo a prestito una frase del libro: “Per me la lettura era sempre stata un obbligo. Ignoravo il piacere che può dare la parola scritta, il piacere di penetrare nei segreti dell’anima, di abbandonarsi all’immaginazione, alla bellezza, al mistero dell’invenzione letteraria”.

Ecco, anche per me era la stessa cosa, ma ora vedo i libri sotto una luce nuova perché “i libri sono specchi, riflettono ciò che abbiamo dentro”. O meglio, a mio avviso, ciò di cui abbiamo bisogno nel momento in cui li leggiamo…

Filippo Maria Giovannini 


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