Povera Italia.
Un’altra catastrofe flagella in questi giorni il nostro paese: l’alluvione dell’Emilia-Romagna.
Il bilancio è, ad oggi, di
14 morti e 15 mila evacuati, 23 fiumi esondati, 42 città finite sott’acqua, numero destinato tristemente a crescere man mano che trascorrono i giorni.In 36 ore è caduta l’acqua di sei mesi. Frane, strade interrotte, interi paesi spazzati via dalla furia della natura.
Scarseggiano cibo, acqua, gli animali degli allevamenti muoiono a centinaia sotto le ondate di acqua e fango.
Video agghiaccianti si susseguono su internet e ci ricordano quanto la vita sia breve, ma soprattutto che non possiamo avere il controllo di tutto e specialmente della natura, ora come sempre. Nulla è cambiato.
Ma ci sono anche barlumi di speranza in queste buie giornate.
La solidarietà dei volontari, la caparbietà dei cittadini, fa bene al cuore e ci ricorda che siamo italiani. Un solo grande stato, pronto a far fronte comune, a lavorare per ripartire, per sconfiggere un’altra volta la natura maligna.
In tutto questo una nota stonata, a mio avviso: il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara.
Non è una polemica la mia, piuttosto una considerazione.
È vero che lo show deve continuare, che occorre “dare un segnale di prosecuzione della vita” come ha detto in nostro Ministro dell’Interno. Ma vi chiedo: a volte non sarebbe meglio fermarsi e limitarsi ad ascoltare il silenzio del dolore?
Dolore di una singola regione, dolore di un’intera nazione.
Filippo Maria Giovannini
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