Con l’avvento dell’urbanizzazione nel mondo, l’abbattimento di intere zone tradizionali
L’isola, il cui nome originale è Itsukushima, ma è stata ribattezzata dai locali in Miyajima (lett. isola del santuario), è famosa per l’omonimo tempio shintoista, costruito tra il VI ed il VII secolo su palafitte e rimasto pressappoco invariato fino ai giorni nostri.
La peculiarità di questo luogo di culto, motivo per cui è visitato da sciami di turisti ogni anno, è il portale Torii, la tipica arcata giapponese presente agli ingressi dei luoghi sacri o di preghiera. Questa mastodontica entrata, patrimonio dell’UNESCO dal 1992, infatti, al contrario di come si possa pensare, è costruita interamente sull’acqua, ed è raggiungibile a piedi solamente durante la bassa marea.
Ma l’isola presenta molte altre sorprese: nell’entroterra, infatti, risiede un pittoresco villaggio tradizionale, con le distintive casette basse a tetto spiovente tipiche dell’architettura nipponica. Anche qui non mancano i punti d’interesse, come ad esempio il tempio Daisho-in, la gojunoto (pagoda a 5 piani) ed il tempio dei 500 Rakan (piccole statue degli allievi del Buddha).
Un altro splendore dell’isola è la natura rigogliosa, mantenuta zelantemente dai pochi abitanti locali, la quale offre spettacoli mozzafiato tutto l’anno come cervi allo stato brado anche nelle zone “urbane” ed un panorama mozzafiato nella riserva naturale del monte Misen, l’unico colle presente sull’isola, la cui cima si raggiunge tramite teleferica o sentieri battuti immersi nel verde.
Per di più, riserva anche delle meraviglie stagionali: grazie all’enorme quantità di alberi d’Acero e di ciliegio, l’isola si tinge di rosa in primavera e di arancione in autunno. Per stanziarsi da esterni sull’isola, sono a disposizione una serie di “Ryokan”, locande che rievocano lo stile di vita tradizionale giapponese, permettendo di mangiare piatti tipici della loro cultura e di dormire nelle classiche stanze con le pareti di carta ed il futon adagiato a terra.
L’isola è talmente autonoma che, nel periodo Meiji (XIX e XX secolo), venne realizzato un dolce che tutt’ora è simbolo dell’isola ed è conosciuto in tutto il Giappone: il Momiji Manju, un piccolo involtino di farina con la consistenza del Pan di Spagna e la forma di una foglia d’Acero (pianta autoctona dell’isola), ripieno di marmellata di fagioli rossi Azuki.
In conclusione, miyajima rappresenta un’esperienza unica nel suo genere, in grado di meravigliare sia gli esteri in cerca di stupore, che i locali in cerca di folklore, nonché una meta obbligata in un eventuale viaggio nel meraviglioso paese del sol levante.
Alessio Racioppi
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