Nella serata di venerdì 27 ottobre, al Teatro Arcobaleno è stato messo in scena L’Asino D’Oro di Apuleio. La commedia è ancora in programma il 28 e il 29 ottobre, ma alcuni di noi, insieme ai prof Testa, Lenti e Rosati, non si sono fatti sfuggire la prima.
Una volta riempito il teatro e spente le luci, arriva il protagonista Lucio, che inizia a raccontare la sua storia. Egli è un giovane appassionato di magia, in viaggio verso la Tessaglia, terra di maghi e streghe. Ma durante il suo viaggio, la sua eccessiva curiosità lo spinge attraverso molte peripezie giusta punizione della sua hybris. Dunque, giunto a Hypata e ospitato dall’usuraio Milone, scopre che la moglie di questo pratica incantesimi. Il giovane Lucio convince la serva Fotide a fargli vedere di nascosto la metamorfosi della padrona, che si stava trasformando in un gufo. Egli, estasiato, vuole fare lo stesso e non ascolta la serva, che lo avverte più volte sulla pericolosità della pratica: come non detto, per un tragico errore di Fotide si trasforma in un asino, che comunque mantiene le doti umane(e per questo è un asino d’oro). Lucio è disperato, ma viene a sapere che esiste un rimedio: mangiare delle rose. La serva promette all’asino che gliele avrebbe portate la mattina seguente, ma la notte il povero Lucio viene rapito da un gruppo di briganti, e con lui anche la fanciulla Carite: anche lei è disperata, ma viene consolata da una sorvegliante con il mito di Amore e Psiche. Quest’ultima è una ragazza così bella che tutti la paragonano a Venere: la Dea non può che essere invidiosa, perciò ordina a suo figlio Eros di far innamorare la fanciulla dell’uomo più brutto che ci sia. Ma Amore sbaglia e, ferendosi con la propria freccia, si innamora di Psiche: questo però non si vuole far vedere dall’amante, quindi va da lei solo quando dorme, in piena notte. Intanto le sorelle di Psiche (interpretate da un attore e un’attrice bravissimi, devo dire, per come hanno saputo intrattenere e far scoppiare di risate il pubblico), invidiose del suo amante, le fanno credere che egli sia un uomo bruttissimo. La fanciulla, incuriosita, una notte decide di vedere Amore con una lampada ad olio: una goccia però cade su questo, che si sveglia e abbandona la fanciulla. Psiche, disperata, per riconquistare l’amore del suo amante deve scendere agli Inferi, chiedere la bellezza a Proserpina e consegnarla a Venere: ma Proserpina affida a Psiche un’ampolla contenente il sonno, che aperta per curiosità dalla fanciulla, la fa sprofondare in un sonno profondo. Quindi Amore interviene per risvegliarla, e trasformata in Dea, se la sposa. Perciò, è un mito che paragona la curiosità di Psiche a quella di Lucio, che adesso è ancora in mano ai briganti. L’asino in seguito riesce a fuggire, e passato per altre peripezie, viene impossessato da un padrone, che lo fa esibire in un circo (secondo me, è stato il momento più divertente dello spettacolo, poiché gli attori si sono messi a girare per la sala come se anche il pubblico facesse parte del circo, cogliendo di sorpresa anche qualcuno di noi alunni). Solo alla fine, quando Lucio diventa consapevole della propria identità, che prima era celata dalla smania di sapere e quindi dalla hybris, riesce a mangiare le rose grazie a Iside (Dea alla quale era devoto) e a trasformarsi di nuovo in umano. Finalmente Lucio ha completato il suo percorso di formazione: ormai ha espiato la pena ed è maturato. Così è finito lo spettacolo e all’attore protagonista non resta che raccogliere i fiori lanciati sul palco da uno spettatore.Benedetto Fenoaltea
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