Odio e amore, pace e guerra, notte e giorno, buio e luce, allodola o usignolo,
vita o morte.E tu, cosa stai guardando? Cosa scegli di non guardare? Su cosa ti concentri?
Il musical che portiamo in scena prende spunto dalle eterne contraddizioni che il testo shakesperiano utilizza per tinteggiare la storia e le trasforma in contrasti musicali, in colpi fuoritempo e contro il tempo.
Le canzoni di questo spettacolo ci guidano con i loro testi attraverso il viaggio “controvento” di due ragazzi e del loro amore incompreso da un mondo fatto da adulti disillusi e manipolatori. Un viaggio tragico proprio a causa della divisione ineluttabile tra giovani ed adulti.
In questa storia gli adulti (senza nome perché simbolo di un mondo intero che non conosce e non capisce più i giovani) cantano per raccontare al pubblico la violenza che li ha resi ciechi (Verona, l’odio, il potere, la vendetta, vedrai), oppure cantano il loro personalistico dolore, autocommiserativo e pregno di quell’egocentrismo da cui scaturiscono le divisioni violente (il giorno del si, s’innamora già, duo della disperazione, avere te).
I giovani (tutti con un nome proprio, che ancora li salva dal conformismo e gli dona una speranza) cantano i loro sogni e i loro incubi (I re del mondo, regina Mab), cantano il loro amore (Incontro, il balcone, ama e cambia il mondo, il canto dell’allodola) e soprattutto cantano la loro condizione di burattini nelle mani di adulti che hanno reso il mondo teatro di divisioni e violenza, imprigionandoli in ruoli dai quali è impossibile anche solo pensare di uscire (Non ho colpa, oggi o mai, i belli e i brutti, la follia, il duello).
In questi forti contrasti le uniche canzoni che sfuggono alla dicotomia sono utilizzate per interrogare direttamente il pubblico in sala sul mondo di oggi e su come lo stiamo costruendo (Quale amore, Verona reprise).
In fondo la domanda che viene posta al pubblico in sala è proprio quella che ci stiamo ponendo quest’anno: E tu, dove stai guardando? Cosa scegli di guardare? Cosa scegli di non guardare?
Scegliamo di guardare ciò che ci unisce o ciò che ci divide? Con quali conseguenze?
Quella scritta da Shakespeare è una tragedia proprio perché prima ci svela il segreto dell’amore: “Amare vuol dire vivere nello stesso istante del tempo” essere in sintonia, e quindi essere “a tempo” e poi ci dice che questo non è possibile, che ci sarà sempre un anticipo o un ritardo e che l’armonia ha un prezzo terribile da pagare. (Colpa nostra)
L’armonia scaturisce dallo sguardo che abbiamo sul mondo, da cosa scegliamo di guardare e da come lo guardiamo, con quali occhi e con quale cuore. Con uno sguardo nuovo, concentrato su quello che unisce e non su quello che divide l’armonia sarà più facile da raggiungere, ma questi nuovi occhi dobbiamo usarli già oggi noi adulti, per guardare il mondo in modo diverso da “come si è sempre fatto”. Forse dobbiamo metterci alla scuola di quei ragazzi, ascoltarli e provare a guardare con i loro occhi, liberandoli da aspettative e futuri già scritti.
Andrea Sicignano
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