mercoledì 3 gennaio 2024

Riflessione su come reagire alla sofferenza della vita e principio di Pollyanna

 

È scientificamente provato che avere un atteggiamento ottimista migliori lo stato di salute e

allunghi la vita, promuovendo lo sforzo individuale e il perseguimento dei propri obiettivi. L’ottimismo non è semplicemente considerare il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto, ma è una serie di valori che possono radicalmente modificare il nostro destino, partendo da una premessa: nonostante le difficoltà tutto può sfociare in un un bene più grande o secondo il principio socratico che ad un uomo buono non può capitare alcun male né in vita né in morte. Le persone ottimiste trovano opportunità dinnanzi alle difficoltà, il filosofo Karl Popper descriveva la vita umana come “un continuo ed incessante risolvere problemi”. Dal momento che la sofferenza è parte imprescindibile della vita, come affermò il Buddha Siddharta Gotama, tanto vale che troviamo una soluzione. Ed è proprio il valore dell’adattamento che secondo me è uno dei più importanti da imparare e attuare nella vita di tutti i giorni, e non si tratta di un semplice “accontentarsi” ma di reagire con sangue freddo, senza lamentarsi costantemente, modellando la situazione a proprio vantaggio. 

Questo tipo di ottimismo si differenzia dal principio di Pollyanna che indica la tendenza a ricordare eventi piacevoli più facilmente di quelli spiacevoli. Questo ottimismo idealizzato è stata anche la spinta che ha portato la nostra specie a non smettere di riprodursi come una tendenza innata alla positività e una selezione naturale che ad oggi ha portato il livello mondiale di ottimismo a superare il pessimismo. Nonostante questo è curioso notare che secondo molti sondaggi e ricerche la popolazione italiana (soprattutto i ragazzi) è tra le più pessimiste al mondo. Il principio di Pollyanna deriva dall’omonimo romanzo di Eleanor Hodgman Porter, dove la sorridente protagonista è capace di vedere solo il lato positivo delle cose. Questo è definito “ottimismo ottuso” e ingabbia la vita in un illusione che si allontana dalla verità. Emozioni come l’ansia, la rabbia, la colpa e la paura hanno da sempre fornito all’uomo informazioni sulla propria interiorità, per imparare a sapersi relazionare con la realtà esterna, e non vanno soppresse. Ciò si collega anche alla mancata educazione dei bambini alla sofferenza. La morte per esempio è un argomento che a volte sembra quasi non si possa nominare. Personalmente credo che ciò sia altamente sbagliato e bisogna fin da subito sensibilizzare un cucciolo d’uomo a queste riflessioni e al dono unico della nostra specie: poter fare filosofia. Solo così si potrà raggiungere una serenità tale da poter continuare questa vita, che è come uno spettacolo teatrale senza aver fatto prima le prove, e riuscire a mettere insieme la performance migliore.

Nunzio Monaco

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