sabato 16 marzo 2024

La Pace di Aristofane - 2°, 3° e 4° classico



 Nella giornata di venerdì 8 marzo, le classi quarte e seconde del liceo classico hanno assistito alla messa in scena de “La Pace”, opera del noto commediografo Aristofane. La regia di
Vincenzo Zingaro ha mantenuto quasi ogni aspetto dell’opera originale, nonostante l’antichità del testo.

Accompagnato da un cast estremamente talentuoso, il regista è riuscito a suscitare nei giovani spettatori il piacere e il divertimento di assistere a un’opera di questo genere. Essendo una commedia adattata a un registro linguistico moderno, molti studenti hanno apprezzato questa scelta. Le piccole volgarità presenti nell’opera hanno provocato almeno una risata in ognuno di noi, permettendo, a mio parere, un maggiore coinvolgimento del pubblico.

La recitazione degli artisti era permeata da un elemento di pathos, di emozione, che rendeva l’opera più intensa e dimostrava l’immedesimazione dell’attore o dell’attrice. Questo si notava soprattutto nel personaggio di Hermes, il quale era pieno di energia per tutta la durata dell’opera.

In breve, la trama è ambientata durante le guerre tra Atene e Sparta, periodo in cui una parte della popolazione, stanca e risentita della guerra, comprendeva anche il nostro protagonista, Trigeo, un contadino. Questi, per chiedere la concessione della dea Pace, decide di rivolgersi direttamente agli dei, salendo a bordo di uno scarabeo volante. Purtroppo, non trova nessuno ad eccezione del dio Hermes, che gli comunica che tutti gli altri dei si sono allontanati, non riuscendo a sopportare le atrocità commesse dall’uomo.

Trigeo, tuttavia, non si dà per vinto e continua la sua ricerca della pace, stavolta affiancato sia da Hermes che da tre contadini che si trovano nella sua stessa situazione. Così, Trigeo riesce a far apparire la dea Pace e a far sì che ponga fine ai conflitti sulla terra. Nel frattempo, vi è una scena molto divertente in cui i tre contadini incontrano un mercante di armi, andato in rovina per la fine della guerra, e gli fanno pagare per tutte le ingiustizie compiute durante quegli anni.

L’opera si conclude con il matrimonio di Trigeo e con una riflessione finale dei contadini, che evidenziano gli orrori della guerra e invitano a riflettere ulteriormente su questo argomento.

Successivamente agli inchini degli attori, sono rimasto sorpreso dal fatto che il regista stesso sia salito sul palco e abbia deciso di esprimere alcune riflessioni su questo tema. Ho trovato le sue parole vere e sincere, e trovo assolutamente affascinante, ma allo stesso tempo spaventoso, come le tematiche di una commedia di più di duemila anni fa possano essere ancora attuali oggi. Mi chiedo se questo sarà un comportamento che le civiltà future riusciranno a superare o se il conflitto e le guerre sono così radicate nel nostro DNA da costituire un fondamento della razza umana.

Giorgio Cantarini

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