"Joker: folie à deux" è un cinecomic basato sulla storia di Joker ed è il sequel di "Joker" del 2019. La storia segue quella del film precedente, riprendendo la vita di Arthur Fleck nel manicomio di Arkham e
il processo, portato avanti da Harvey Dent, per la definitiva condanna a morte del Joker. Il prologo è in stile cartone animato: esso vede Arthur Fleck atteso in uno show televisivo, ma la sua ombra gli ruba la scena e il costume da Joker, per poi iniziare lo show con violenza, causando l’arresto di Arthur.È il 1983 e il Joker è detenuto nell’Arkham State Hospital per infermità mentale, mentre il procuratore distrettuale Harvey Dent, in diretta televisiva, afferma di voler portare a processo Arthur per condannarlo a morte. A difesa di Fleck c’è l’avvocatessa Stewart, che prova a difenderlo in corte, dichiarandolo mentalmente infermo a causa di un disturbo di bipolarità, per il quale Arthur non era in sé quando ha ucciso cinque persone (sei in realtà, ma di una la polizia non è a conoscenza).
Intanto, Arthur entra a far parte del gruppo di musicoterapia del manicomio, all’interno del quale impara a conoscere la sua nuova fiamma, Lee Quinzel, ricoverata per aver dato fuoco al condominio dei genitori. Quinzel è in realtà una psicologa innamorata del Joker, non di Arthur, e si è fatta ricoverare per poter conoscere il suo amore. Il film continua con una serie di eventi legati all’amore dei due, alla loro pazzia e al processo giuridico, nel quale Arthur rivive i traumi passati. Il film termina in tragedia: l’amore svanisce e Arthur viene ucciso da un detenuto.
Il film è abbastanza lungo, dura 2 ore e 20 minuti, e onestamente non si può dire che il tempo passi in fretta durante la visione. Inoltre, il film ha suscitato molte critiche, poiché appare come un musical in cui la storia viene narrata dalle canzoni di vari musical di Broadway cantate da Fleck e Quinzel. Personalmente, non ho apprezzato molto il film, che appare monotono, lento e ripetitivo; la narrazione passa in secondo piano rispetto alle canzoni.
Ero andato a vedere il sequel di quel Joker che aveva saputo comunicare gravi problemi sociali attraverso una forte narrazione introspettiva sul personaggio e la sua mentalità. In sala, però, ho visto una lunga ripresa del Joker pazzo che canta, insieme a Lady Gaga, canzoni di altri musical che non comunicano molto allo spettatore. A livello narrativo, la storia sembra statica, non ci sono cambiamenti e tutto il film ruota attorno a un breve dibattito giuridico.
Il film sembra uno spin-off romantico della storia di Joker, con l’introduzione di un nuovo personaggio privo di una giustificazione narrativa accettabile, e che scompare a fine film per ragioni borderline. Non ci sono molte scene dinamiche e avvincenti; tutto appare statico e lo spettatore non riesce mai a immedesimarsi nei personaggi. Mentre nel primo film lo spettatore veniva coinvolto dalla psicologia del film, qui rimane estraneo agli eventi e non riceve alcun messaggio.
Infine, la storia romantica è molto banale e casuale: i due si innamorano senza spiegazioni e si lasciano altrettanto senza spiegazioni. Sembrava un piccolo spin-off romantico con la collaborazione di Lady Gaga, finalizzato alla sua promozione. Questo film è un grosso errore, soprattutto considerando quanto il precedente Joker ci avesse emozionato. Mi dispiace per il regista, noto per i suoi film comici, che farebbe bene a restare su quel genere.
Gianluca Ianniccari
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