Agli studenti del IV anno del Collegio San Giuseppe Istituto De Merode, lo scorso venerdì 6 dicembre, è stato proposto di andare a vedere al Teatro Arcobaleno uno dei capolavori composti all’inizio del XVI secolo, da uno dei commediografi italiani più rilevanti:
Niccolò Machiavelli. Infatti con la Mandragola siamo dinanzi ad una delle più belle commedie italiane di tutti i tempi. Della sua eccezionalità si rese già conto Voltaire nell’Essai sur les moeurs et l’esprit des nations (1756): «La sola Mandragola di Machiavelli vale forse più di tutte le commedie d’Aristofane».La vicenda della Mandragola è notissima. A Firenze una coppia di coniugi molto ricchi non riesce ad avere figli, pur essendo la cosa che più desidera. I personaggi attorno a cui gira la storia sono: la moglie, giovane e bella, si chiama Lucrezia; il marito, sciocco e pretenzioso, Nicia Calfucci; a Parigi vive intanto un fiorentino, Callimaco Guadagni, che venuto lì a conoscenza delle straordinarie bellezze di Lucrezia, se ne innamora per fama e decide di far ritorno a Firenze insieme al servo Siro per conquistarla; altri personaggi essenziali per la storia saranno la madre di Lucrezia, Sostrata; il frate Timoteo; Ligurio. La vicenda quindi si svolge su una serie di stratagemmi che vengono creati per far sì che Callimaco riesca nel suo intento di unirsi con Lucrezia e farla innamorare di lui; cosa che avverrà.
Lo spettacolo a cui abbiamo assistito ci ha colpito profondamente, soprattutto per l’atmosfera e il coinvolgimento che si respirava all’interno del teatro. Fin dall’ingresso, l’esperienza è stata immersiva: infatti appena entrati , alcuni attori, già nei loro ruoli, interagivano con il pubblico consegnando volantini che erano parte integrante della trama. Questo ha subito catturato la nostra attenzione, creando un “contatto” diretto tra spettatori e scena. Anche l’atmosfera nella sala teatrale era straordinaria: era stata ricreata artificialmente per richiamare l’ambientazione dello spettacolo. Luci, suoni e i dettagli scenografici portavano il pubblico in un’ altra realtà.
Questa cura per i dettagli ha reso l’esperienza unica , al di là della semplice visione della rappresentazione teatrale.
Giulia Bonura e Maria Caputo (4^Classico)
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