mercoledì 25 dicembre 2024

La storia del Blog - parte 6



Emma aprì gli occhi. L’unica cosa che ricordava prima di perdere i sensi era il rumore assordante delle sirene, rumore che poco dopo avrebbe portato via Paolo.

La stanza in cui si trovava era buia, l’unico contatto con l’esterno era la porta blindata e una piccola finestra da cui entrava una flebile luce. Sotto di questa erano ammassati circa una decina di corpi privi di sensi; tra questi riconobbe quello alto e slanciato di Paolo. Non riusciva ancora a credere a ciò che le aveva mostrato quel giorno; soprattutto non riusciva a credere di non essere stata l’unica con quell’aspetto “diverso”. L’incontro con quel ragazzo aveva scatenato in lei una sensazione inspiegabile; come se fosse stata sola tutta la vita prima di conoscere lui. Paolo si svegliò bruscamente. Nonostante il dolore causato dalle percosse, la sua bocca si contorse in un sorriso appena vide la ragazza. “Emma! Stai bene?” disse biascicante mentre cercava di gattonare verso di lei.

“Potrei stare meglio” rispose lei debolmente.

A Paolo scappò una lieve risata. In quel momento Emma pensò che, nonostante fossero stati rinchiusi in quella cella buia e stretta, doveva ritenersi fortunata a condividerla con lui.

Tra gli altri prigionieri, alcuni avevano iniziato a dimenarsi cercando di farsi spazio, quasi volessero scappare. Tra questi l’unico che rimaneva immobile era un bambino grassottello che stringeva le ginocchia al petto e sembrava sull’orlo del pianto. Emma si chiese subito perché stesse da solo e dove fosse la madre di questo. Improvvisamente la porta si aprì e apparvero due uomini grossi vestiti interamente di bianco. Persino i manganelli legati al fianco erano bianchi. Il loro volto era coperto da una maschera che copriva gli occhi e l’unica cosa che spiccava era il logo specchiato della Babel su di essa. "In fila. Muovetevi." una voce rauca, quasi metallica, uscì da uno dei due.

I prigionieri si unirono frettolosamente in una fila scortati dalle guardie, Emma e Paolo erano alla fine. Li condussero verso un corridoio che sembrava infinito, la poca luce veniva da delle lampade al neon sul soffitto.

Arrivarono in un cortile circondato da alte mura ornate da filo spinato.

Al centro di questo cortile erano poste due gigantesche "B" specchiate che formavano una piramide e ai lati vi erano enormi altoparlanti bianchi.

I prigionieri vennero disposti ordinatamente in file tutte uguali.

In una delle file una signora anziana sembrava non riuscire a reggersi sulle gambe; immediatamente una delle guardie si avvicinò a lei ed estraendo il manganello che aveva riposto al fianco urlò: "Schiena dritta".

Gli altoparlanti emisero un rumore assordante e subito dopo iniziarono a recitare: "La Babel ha deciso di tenervi qui per il vostro bene. Il raggiungimento della perfezione è l'unico scopo da perseguire e la Babel vuole aiutarvi a raggiungerlo". Alla fine del cortile vi erano altre guardie con una pila di vestiti tutti uguali a un lato e un tavolo con una serie di bicchieri e pillole dall'altro. "Uno alla volta. Rispettate la fila" urlò qualcuno di loro. Velocemente tutti andarono dalle guardie. Emma percepì un sussurro dietro di lei: "Non bere da quel bicchiere" disse Paolo in modo quasi impercettibile. Arrivato il suo turno, la ragazza prese quella che sembrava essere una tuta intera completamente bianca. La guardia poi le porse il bicchiere, dentro sembrava esserci un liquido incolore. Emma lo trattenne nelle guance. Subito dopo la guardia le fece cenno di avanzare verso una stanza completamente buia, e approfittando della sua distrazione sputò il liquido. La stanza in questione era piena di sedie disposte in file tutte uguali, davanti a queste un proiettore.

Eugenia Russo

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