Oggi, in occasione della Giornata della Memoria, è stato organizzato, come ogni anno, un incontro educativo con testimoni ed esperti della storia ebraica. Gli ospiti dell’incontro di oggi erano
Gianni Polgar e Fausto Zabban, due ex bambini nascosti dai Frère del Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode per proteggerli, insieme a molti altri bambini ebrei, dalle persecuzioni del regime fascista.I ragazzi venivano registrati a scuola con una nuova identità e vivevano negli ambienti sotterranei della struttura. Polgar e Zabban hanno raccontato come, da bambini, non fossero pienamente consapevoli della situazione globale, ma percepissero, nel loro vissuto quotidiano, le grandi ingiustizie.
Il signor Gianni Polgar, in particolare, ha condiviso un episodio che ha segnato profondamente la sua infanzia: da piccolo, desiderava partecipare alle adunate dei "Figli della Lupa" come i suoi coetanei. Sua madre, però, gli spiegò che, in quanto ebreo, non gli era permesso. «Per la prima volta non mi sono sentito diverso, ma ho sentito di essere considerato diverso» ha commentato Polgar.
Un altro ricordo significativo riguarda gli incontri segreti con sua madre, che egli conosceva solo come “zia Annetta”. Durante le lezioni, era convocato per parlare con questa presunta amica di famiglia, che in realtà lo incontrava di nascosto per accertarsi del suo benessere. Polgar, però, all’epoca non poteva rivelare la vera natura di quegli incontri.
Frère Sigismondo, direttore del Collegio in quegli anni, insieme a Frère Pasqualino, orchestrò un sistema meticoloso per proteggere i ragazzi nascosti. Tutti dovevano sembrare uguali agli altri studenti: i nomi furono cambiati (Gianni Polgar diventò Franco De Renzini, Fausto Zabban divenne Paolo Zambani) e persino le celebrazioni religiose, come cresime e comunioni, furono simulate.
Un aneddoto raccontato da Zabban riguarda suo fratello, che si dimenticò del nome italiano. Quando fu chiamato come "Paolo Zambani", nessuno rispose, rischiando di attirare sospetti. Inoltre, i ragazzi furono istruiti a servire messa per confondersi meglio con gli altri studenti. In caso di ispezioni, Frère Sigismondo aveva organizzato un sistema di allarme che permetteva ai rifugiati di nascondersi rapidamente nei sotterranei.
Il direttore Frère Alessandro ha ricordato anche un episodio particolare: un nemico di guerra nascosto tra i Frère. Quando, in seguito, fu riconosciuto pubblicamente, una sua foto in abito religioso apparve sui giornali, sottolineando ancora di più il rischio corso dal Collegio in quegli anni.
L’incontro di oggi non si è limitato ai racconti dei testimoni, ma ha offerto anche un’analisi del fenomeno dell’antisemitismo, esplorandone le cause e le manifestazioni storiche. È stata inoltre affrontata l’attualità, con un approfondimento sul conflitto israelo-palestinese, per stimolare nei ragazzi una riflessione critica sulla discriminazione in tutte le sue forme.
La giornata è stata fondamentale per aiutare gli studenti a sviluppare una coscienza più consapevole e sensibile verso il problema della discriminazione. Come emerso nel dialogo con Polgar e Zabban, l’odio genera odio, la discriminazione causa sofferenza, e anche un piccolo gesto può innescare grandi conflitti.
In conclusione, l’antisemitismo, così come ogni altra forma di pregiudizio, è sempre nato dall’arroganza di una maggioranza nel voler affermare la propria supremazia. Oggi più che mai, fenomeni di questo tipo non devono trovare spazio nella società moderna. Le testimonianze ascoltate non riguardano solo l’antisemitismo, ma ogni forma di discriminazione che, inspiegabilmente, continua a persistere.
Siamo tutti profondamente grati per aver potuto ascoltare parole così difficili e importanti direttamente dalla voce di chi le ha vissute.
Francesca Lorenza Leonardi
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