Una volta che tutte le sedie furono occupate, la porta si chiuse e l’ultimo spiraglio di luce svanì, insieme a quella briciola di speranza che era rimasta in Emma.
Il silenzio riecheggiava nella stanza. La ragazza cercava invano di incrociare lo sguardo di Paolo. Il suo cuore batteva come mai prima d'ora. Aveva paura. Era terrorizzata. Non riusciva più a controllare il respiro. L’ansia stava prendendo il sopravvento quando, all’improvviso, il proiettore si accese, riversando un fascio di luce bianca sulla parete di fronte a lei. Una voce profonda e calda permeò la stanza, pronunciando le seguenti parole: “ERRORI. Ecco come chiamiamo quelli come voi. Sudici ingrati nati nell’imperfezione che hanno deliberatamente scelto di non essere migliori, nonostante tutti i mezzi che vi abbiamo fornito per poterlo fare. Avete sbagliato. Ma niente timore, la Babel è pronta a farvi capire il vostro errore… a qualsiasi costo. Al termine del nostro programma sarete persone totalmente differenti, pronte ad immettersi nella società.”Terminato l’inquietante discorso, una debole luce si accese illuminando leggermente la stanza. Le guardie, che avevano assistito a tutto ciò schiacciate contro le pareti, si scagliarono verso gli "errori" afferrandoli per il collo, uno ad uno, fino a che le sedie furono nuovamente tutte libere, in attesa di altre persone da terrorizzare.
Paolo giaceva già a terra nel mezzo del cortile quando Emma fu spinta fuori dalla stanza. Non riusciva a ribellarsi alla guardia che quasi sembrava provare gusto nel vederla soffrire. Non riusciva a togliersi dalla testa quell’oscura voce. “Sono veramente un errore? Ho fatto la scelta giusta seguendo questo sconosciuto, o avrei dovuto proseguire per la mia strada?”. Mille interrogativi le offuscavano la mente, ma quando si girò e guardò Paolo si sentì libera e finalmente senza pensieri. Era veramente lui la risposta a tutte le sue domande? Ancora non lo sapeva con certezza.
“Emma”, sussurrò il ragazzo tra un colpo di tosse e l’altro, non appena aprì gli occhi. Lei accorse in suo soccorso, dimenticandosi dei dolori che fino a un momento prima la tenevano legata al suolo. Lo accarezzò. "Allontanati, ragazza", sentì urlarsi alle spalle. Fece finta di non sentire, aiutando Paolo a rialzarsi. "Ho detto allontanati", sbraitò la guardia mentre le stringeva il braccio e la tirava a sé. "No, mai". L'uomo sfilò la pistola dalla fondina e gliela puntò alla testa aspettando che lei si togliesse. Vedendo che la ragazza non rispondeva ai suoi comandi, urlò un altro paio di avvertimenti prima di sferrare un colpo alla nuca di Emma con il calcio. Due lacrime rigarono le guance della ragazza mentre il suo corpo cadeva inerme a terra.
Filippo De Santis
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