Satorotas - Episodio finale

 


Buio e ombre erano le uniche cose che Paolo riusciva a vedere. Dopo esser corso verso il Burattinaio, fu stordito da un colpo e l’ultima cosa che vide fu il volto di Emma. 

Una volta risvegliatosi, si accorse che la stanza era nera e ombre di uomini si aggiravano attorno a lui.
D'un tratto, la luce! Un volto apparve dinanzi a lui: era il Burattinaio. Stava lì, immobile, in piedi, sembrava stanco e sofferente. “Amore o rivoluzione?” chiese a Paolo. Il leader rivoluzionario era consapevole di dover scegliere cosa salvare. “Io… io scelgo Emma” disse titubante. Un ghigno apparve sul volto del Burattinaio. La mente di Paolo era ormai fragile, il conflitto interiore dentro di sé lo stava consumando. Il Burattinaio capì che era l’uomo giusto. “Io sono vecchio ormai” disse a fatica il Burattinaio, “ho bisogno di un successore e tu, la mia nemesi, prenderai il mio posto”. “Mai”, disse Paolo, “mai tradirò i miei ideali”; allora immediatamente rispose il capo della Babel: “Tu li hai già traditi. Li hai traditi per amore”.
Serviva, infatti, un successore per la Babel, dal momento che
 il Burattinaio era colui che rendeva salda la società.
Emerse un fucile dall'ombra, Paolo svenne dopo esser stato colpito. 
 Nei giorni seguenti, le basi dei rivoluzionari furono distrutte, ma Emma si salvò. Era confusa, ma non si arrese: sapeva di esser salva grazie a Paolo che lei credeva fosse stato ucciso. Emma voleva onorarlo, così avviò un nuovo movimento rivoluzionario. La nuova rivoluzione nacque dalle ceneri del “martire” Paolo.  

D'improvviso, il bianco. Bianca era la stanza dove fu portato Paolo ed ogni cosa era perfetta. Una voce dominava quel luogo: "immagina un modo perfetto”. La voce iniziò a ripetere dei motti, che invasero la mente di Paolo, al punto da non esserci più spazio per i suoi pensieri. “Un mondo perfetto, costruito da persone perfette”, “non sporchiamo il creato con i nostri difetti”, “la perfezione è salvezza, l’imperfezione è caos”: queste erano le frasi che si affollavano intorno a Paolo. Poi, un gas iniziò a spargersi nella stanza e la mente di Paolo iniziò a vagare. Un mondo si aprì davanti ai suoi occhi. Dei volti iniziarono a circondarlo; la sua mente iniziò a corrodersi.

Paolo fu liberato solo dopo mesi. Il Burattinaio stava per morire e la mente di Paolo era collassata su se stessa: le torture a cui era stato sottoposto avevano avuto effetto, non ricordava nemmeno il suo nome. Un’ombra iniziò ad aggirarsi nella stanza del Burattinaio, la morte era arrivata in anticipo: un coltello apparve dal nulla e il Burattinaio morì. Eppure, egli resuscitò subito dalle sue ceneri, come una fenice, e il suo ghigno apparve sul volto di Paolo. Era morto ridendo e si era reincarnato ridendo.  

Intanto, molti moti rivoluzionari iniziarono ad accendersi in città ed il volto del martire Paolo divenne il manifesto della rivoluzione. Diverse crepe iniziarono a formarsi nella Babel Tower, ormai diventata fragile, come fragile era la mente di Paolo logorata da un conflitto interiore: il passato contro il presente. 

Una breccia di luce si era aperta per i rivoluzionari. Un altro fuoco si era acceso nella società. 

Luce! 

La notte del 23-02-22 fu illuminata da un immenso fuoco: la Babel Tower era stata incendiata, la rivoluzione era iniziata. L’esercito della Babel provò a spegnere il fuoco, ma ormai anche gli uomini si erano indeboliti, non solo il loro capo. Emma guidava i rivoluzionari nella torre, mentre a lei si opponeva l'esercito guidato dal Burattinaio. Tra i due leader iniziò una battaglia, che si trasformò presto in un ballo. Paolo sferrò un colpo verso il cuore di Emma, il coltello si avvicinò: sembrava avesse vinto. Ma il coltello cadde dalla mano. Nella torre iniziò a piovere.   

                                                     
Emma comprese di combattere contro il suo amore. “Uccidimi” disse Paolo, “uccidimi e salva i miei ideali, solo così la Babel sarà distrutta”. Era il cuore di Paolo che parlava, un pezzo della sua anima si riaccese. Emma capì. Un coltello bagnato dal pianto entrò nel cuore di Paolo. La rivoluzione aveva vinto, il Burattinaio era morto. Il fuoco avvolse la torre, ma il corpo di Paolo era bagnato. Emma sorrideva nel pianto: Paolo aveva vinto e sarebbe rimasto vivo in eterno, perché i suoi ideali non sarebbero morti mai.  

La perfezione di ciascuno è l’unicità delle nostre imperfezioni.



Gianluca Ianniccari

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