Lisbona senza linea, ma connessi tra noi: il nostro ultimo indimenticabile viaggio di classe
Alle 5 del mattino del 28 aprile, mentre in aeroporto aspettavamo gli ultimi compagni in ritardo, nonostante la stanchezza iniziavo a rendermi conto di essere ormai a una delle ultime tappe di questo quinto anno. Sapevamo che questo sarebbe stato l’ultimo viaggio di classe, ma in quel momento l'unica cosa che contava era stare insieme, lasciando in secondo piano le scadenze della maturità.
Abbiamo sfruttato il volo per recuperare le ore di sonno perse ed essere carichi una volta a Lisbona.
Dopo l'atterraggio, ci siamo recati in albergo per posare le valigie, facendo un veloce pit-stop prima di esplorare la città. Abbiamo camminato per le strade osservando palazzi storici e statue.
Dopo un paio di ore, per le strade di Lisbona tutto si è fermato: i semafori hanno cessato di funzionare, i caratteristici tram gialli della città si sono fermati in mezzo alle strade e nessuno di noi aveva più ricezione sul proprio telefono. Eravamo in blackout nazionale. Questa notizia ci ha abbattuto.
Le serate pianificate, i pranzi in luoghi esotici, tutti i programmi andati completamente in fumo. Questa vacanza ci sembrava destinata ad essere una noia.
Improvvisamente un inaspettato spirito di intraprendenza ci ha spinto ad esplorare i meandri più nascosti della zona. Vagando per la città abbiamo trovato una fiesta locale con tanti piccoli stand di cibo, tipico e non. Decisi a svoltare questa giornata, ci siamo seduti ai tavoli. Abbiamo tirato fuori le carte, fatto foto e video con la mia fotocamera, chiacchierato tra noi, riuscendo a trovare un lato positivo in questa situazione.
Il ritorno in hotel è durato più del previsto: le due ore di camminata sembravano non finire mai sotto il sole cocente, ma scherzando e cantando per le strade le abbiamo rese più piacevoli.
In hotel erano stati attivati i generatori di emergenza che ci hanno assistito per due ore, mentre la città era ancora ferma. In questo tempo a disposizione abbiamo caricato telefoni, powerbank e tutto il possibile, visto che non sapevamo quando saremmo tornati alla normalità. I nostri genitori, nel frattempo, non avevano nostre notizie dal momento dell'atterraggio; erano a conoscenza dell'avvenuto blackout, ma le immagini allarmanti diffuse sui social non riflettevano affatto la serenità con cui stavamo insieme. Se all'inizio ognuno di noi era preoccupato di caricare i proprio apparecchi elettronici, con il passare del tempo ci siamo ritrovati tutti a non utilizzarli affatto. Eravamo tutti seduti sparsi nel salotto della nostra camera di hotel, parlando del più e del meno, ricordando momenti divertenti dell’anno o giocando a giochi inventati.
Solo a mezzanotte sono tornate la luce e la linea telefonica. L'illuminazione pubblica ci ha invitato a uscire e passeggiare per la città, solitaria e silenziosa. Abbiamo camminato sul lungomare per quelle che sembravano ore. Tornati in hotel abbiamo passato altro tempo insieme, giocando a carte e facendo maschere e skincare, senza mai pensare al telefono.
Anche il secondo giorno, pur avendo il telefono connesso ad Internet, lo abbiamo usato solo per scattare qualche foto o per coordinarci con i compagni su dove andare a pranzo. In questa giornata abbiamo visitato il monastero di san Geronimo e l’Oceanario.
L’ultimo giorno abbiamo fatto gli ultimi giri, per goderci gli ultimi momenti di questo viaggio.
In aeroporto, salendo sull’aereo, sembrava stessero scorrendo i titoli di coda di questo viaggio: abbiamo condiviso foto da pubblicare e video ironici da mandare ai professori che ci attendevano a Roma per il ritorno a scuola.
In momenti come questi mi rendo conto della fortuna che ho avuto. La mia classe ne è un chiaro esempio. Anni di risate insieme, citazioni scritte di quanto detto a lezione.
Siamo un bel gruppo classe, nonostante i tanti momenti difficili e di tensione che abbiamo dovuto superare. Ne è stata la prova questo viaggio, dove non saremmo riusciti ad affrontare l'imprevisto che ci ha colpito con la stessa leggerezza e allegria se non fossimo stati così uniti. Il blackout, anziché la condanna di questo viaggio, si è rivelato l'occasione per divertirci senza preoccuparci minimamente dei cellulari.
Concludo questo articolo con un messaggio a tutti i futuri quinti: godetevi ogni anno insieme e non lasciate che motivi sciocchi vi portino discordia in classe. Non permettete a piccole o grandi questioni di abbattervi o di uccidere il vostro entusiasmo. Trovate gioia anche nelle piccole cose, perché sono proprio quelle a ricordarvi quanto siete fortunati. Io sono grata per aver vissuto gli anni del liceo con la mia classe, porterò con me tutti i nostri ricordi. Questa era la nostra Lisbona, anzi il nostro V Sc C.
Spero che l’anno prossimo ci racconterete il vostro.
Francesca Lorenza Leonardi
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