Napoli, città che si lascia vivere: un giorno tra cultura, bellezza e radici


Se si cercasse una definizione di “ordinarietà”, sarebbe complicato accostarla a Napoli. Questa città ha imparato nel tempo a coniugare la straordinaria vivacità del suo spirito con la sorprendente e inconfondibile eterogeneità della sua cultura. Una vivacità che nasce da una storia antica e complessa, che il IV Classico ha avuto il privilegio di riscoprire dal vivo lo scorso 29 aprile accompagnato dal Professor Sozio e dalla Prof.ssa Tomei.
Furono le prime popolazioni neolitiche ad apprezzare la fertilità del terreno vulcanico dei Campi Flegrei e il clima mite della zona, già all'inizio dell’età del Bronzo. Successivamente, le navi provenienti da Cuma approdarono con l’intento di fondare la colonia di Partenope, che, grazie alla sua vivacità mercantile e culturale, non tardò a superare per importanza la stessa Cuma, suscitando invidia e timore nei suoi fondatori, che finirono per distruggerla.
Poco tempo dopo la città, forse per un mero opportunismo commerciale o forse per il volere di un oracolo, come narrano Livio e Q. L. Catulo, risorse dalle proprie ceneri con un nuovo nome: Nea-Polis, la nuova città, che avrebbe dovuto sostituire la colonia partenopea. Nacque così Napoli.

La città ereditò presto l’egemonia navale di Cuma sul Golfo e, insieme alle sue alleate greche, la difese strenuamente dagli attacchi etruschi. Questo non fermò però la grande vivacità che fermentava nel tessuto sociale della colonia, la quale, forse proprio in nome del dinamismo di cui è impregnata anche oggi, finì per incrinare i rapporti con la città-madre, quando aprì le porte ai profughi italici. 

L'economia fiorente della colonia non passò inosservata agli occhi di Roma, che trasformò Napoli in un municipio e vi costruì splendide ville. Nei secoli successivi, la città fu dominata e influenzata dai Bizantini, Normanni, Svevi, poi Angioini, Aragonesi, Spagnoli castigliani, Asburgo austriaci e infine dai Borbone, che ressero il regno delle Due Sicilie ininterrottamente salvo la breve parentesi della Repubblica Partenopea. 

Non stupisce quindi che Napoli e i suoi abitanti vivano immersi in un ecclettismo culturale raro e prezioso; ed è proprio questa diversità, questa vibrante tradizione, che il IV Classico ha respirato tra le strade di quello che Goethe ha definito un “paradiso dal quale è difficile fare ritorno a casa”.
È certamente con meno drammaticità che abbiamo concluso la nostra giornata, ma è impossibile negare che il tour della città abbia lasciato un segno profondo nella nostra classe. Passeggiando tra le strade di Napoli, tra le svariate bancarelle e i colori, abbiamo percepito un'eredità folcloristica ancora viva, capace di incantare i visitatori con l'ingegno, il calore e l'umanità di un popolo che, pur governato a lungo da potenze straniere, ha sempre saputo trarre forza dalle contaminazioni.
Il nostro tour guidato ci ha portato attraverso Piazza del Gesù, la Chiesa del Gesù Nuovo, il complesso di Santa Chiara, l’antico foro, Piazza Plebiscito con il Palazzo reale e il teatro San Carlo. Abbiamo ammirato le straordinarie stazioni della Metro Arte di Napoli, tra le più belle al mondo, e i vicoli di Spaccanapoli, dove ogni suono, ogni profumo, ogni sguardo racconta una storia. Il dialetto musicale, il fascino delle credenze popolari e il profumo delle sfogliatelle appena sfornate ci hanno regalato un'immagine autentica di Napoli: quella di una città che non si limita a essere visitata, ma che si lascia vivere, a pieno. 

Giulio Terzi

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