Un silenzio che racconta la storia: un giorno tra le rovine di Ostia Antica
A volte basta una sola giornata lontano dai banchi per imparare più di quanto un libro possa insegnare.
La nostra gita a Ostia Antica non è stata solo una semplice uscita scolastica: è stato un viaggio nel tempo, un'esperienza condivisa che ci ha fatto crescere e unito ancora di più.
Siamo partiti presto, come sempre accade con le gite, con gli zaini carichi e gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno. Ma nell'aria c'era già quella frenesia che solo la voglia di stare insieme sa creare. Con noi c’erano i professori Benedetti, Rossi, Bonfiglio e Massotti, che hanno accompagnato la giornata con entusiasmo e discrezione.
Arrivati a destinazione, ci siamo trovati davanti a qualcosa che andava oltre ogni aspettativa: un'intera città romana, intatta nella sua essenza, distesa sotto ai nostri occhi. Non solo rovine, ma spazi ancora capaci di raccontare storie.
Abbiamo iniziato la visita camminando sul Decumano Massimo, l’antica strada principale della città, e subito ci siamo accorti che quel luogo aveva un’energia speciale: sembrava ancora abitato, carico di memorie e di vita passata.
Durante il percorso ci siamo fermati ad ammirare le antiche botteghe, le terme e soprattutto un teatro imponente, ancora in piedi dopo secoli. Davanti a quelle gradinate di pietra, veniva spontaneo immaginare gli spettacoli, le voci, la gente. La guida ci ha raccontato che un tempo lì si mescolavano tutti: giovani e vecchi, ricchi e poveri. Era uno spazio culturale di tutti.
Poi siamo arrivati al Foro, il cuore pulsante della città. Abbiamo camminato tra colonne spezzate e resti di templi, e abbiamo iniziato a immaginare come potesse essere la vita lì duemila anni fa. Bastava chiudere gli occhi per un attimo per sentire le voci, i passi sulla pietra, l’eco delle trattative. In mezzo a quelle rovine non c’era solo polvere: c’era la storia viva, che sembrava volerci parlare. E in quel silenzio, senza accorgercene, ci siamo ritrovati tutti più uniti, come se avessimo condiviso qualcosa di unico.
A colpirci particolarmente sono stati i mosaici e gli affreschi, alcuni dei quali ancora visibili, con colori intensi e dettagli precisi. Incredibile pensare che siano sopravvissuti per quasi duemila anni! Ogni angolo ci lasciava una traccia, una domanda, una curiosità, una riflessione.
Dopo tanto camminare, la fame si è fatta sentire. Per fortuna, era tutto previsto: ci siamo fermati a pranzo in un ristorante nelle vicinanze. Il cibo era ottimo, ma ancora più bello è stato stare insieme commentando quanto visto.
Al momento della partenza, ci siamo voltati per un ultimo sguardo. Forse non ce ne eravamo accorti subito, ma quella giornata ci aveva lasciato qualcosa di importante. Non solo conoscenze nuove, ma anche un’esperienza vera, che ci ha avvicinati tra noi e al passato che spesso dimentichiamo.
Le gite così sono quelle che restano nel cuore. Perché un conto è studiare la storia sui libri. Un altro è camminarci dentro.
Alessandro Portavia Fantini
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