Blog&Scienza: Fiori, ricordi e scoperte in Val Clarea


Quest’estate, durante il viaggio in Val Clarea, la professoressa Pescarmona ci ha fatto scoprire un libro molto interessante trovato nel Museo di Scienze Naturali della nostra scuola, dal titolo Le Composite di Montagna.

Il libretto in questione si presenta rilegato a mano e scritto a macchina da scrivere; sebbene ingiallito, è ancora perfettamente intatto. L’autore si presenta come “Paolo Mazzantini”, probabilmente un ex alunno, e descrive i fiori e la natura che ha studiato durante una sua vacanza in montagna, arricchendo le descrizioni con disegni realizzati a mano e colorati.

Tramite le descrizioni e i disegni di Paolo, durante la nostra vacanza in Val Clarea ci siamo divertiti, durante le escursioni, a cercare i fiori da lui rappresentati, ovviamente aiutati dalla professoressa e dalla sua amica Giorgia, che fotografava tutti i fiori che avvistavamo.

Dopo la prefazione, il libricino si apre con una classificazione schematica completa di Classe, Sottoclasse e altri caratteri generali dei fiori da lui esaminati. La prima tipologia di fiore di cui siamo andati “a caccia” è stato il Geranium argentum, chiamato anche “geranio di montagna”, caratterizzato da un colore intenso che varia dal rosa al violaceo.

Successivamente, l’autore precisa la differenza tra l’“astro alpino” e la “stella alpina”, molto spesso confusi ma profondamente differenti per via del colore e della forma. Quello che però ci ha colpito di più è stato sicuramente il Myosotis, comunemente conosciuto come “non ti scordar di me”, nome che — come poi ci ha spiegato la professoressa Pescarmona — deriva dal colore blu quasi elettrico che spicca subito, nonostante le piccole dimensioni del fiore.

Un altro fiore che abbiamo trovato sulla cresta della montagna è stato il rododendro (Rhododendron ferrugineum), che si estendeva in grandi quantità colorando di rosso fuoco il verde intenso dei pendii.

Sfogliando questo libro è stato interessante conoscere non solo il regno naturale che ci circondava, ma anche vederlo attraverso gli occhi di un ragazzo, probabilmente nostro coetaneo, che, annoiato in un’epoca senza tecnologia, decise di annotare e quasi fotografare con il disegno il suo viaggio.

Eugenia Russo e Niccolò Pasqualino

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